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Laboratorio di scritture e altre discipline

  • Immagine del redattoreRedazione


John Quentin Hejduk (New York, 19 luglio 1929 – New York, 3 luglio 2000) è stato un importante architetto statunitense. Architetto e poeta. È stato membro del gruppo dei New York Five insieme a Peter Eisenman, Michael Graves, Charles Gwathmey e Richard Meier e dei Texas Rangers insieme a Colin Rowe, Robert Slutzky, Werner Seligmann, Lee Hirsche, Bernhard Hoesli, Lee Hodgden, e John Shaw. Di origini ceche, John Hejduk ha studiato alla Cooper Union School of Art and Architecture, all’Università di Cincinnati e alla Harvard Graduate School of Design dove si è laureato con un master in architettura nel 1953. Ha lavorato in diversi studi a New York, tra cui quello di I. M. Pei & Partners di Ieoh Ming Pei; ha aperto il proprio a New York nel 1965. Ha ricoperto il ruolo di professore di architettura alla Cooper Union for the Advancement of Science and Art, School of Architecture dal 1964 al 2000 e di preside della Facoltà di Architettura dal 1975 al 2000.

I presenti testi, nella loro prima traduzione italiana ad opera di Massimo Dagnino, poeta di Azzurro possessivo (Algra 2016) e compare nell’antologia Velocità della visione – Poeti dopo il 2000 (Fondazione Mondadori 2017), provengono dall’unico libro in versi pubblicato dall’autore, Such Places as Memory: Poems 1953-1996 (MIT Press 1998).


LA PANTERA DI POTSDAM


La pantera scappò

dallo Zoo di Berlino

il direttore diede

un ordine

«All’animale

non dev’esser fatto alcun male».

L’hanno vista muoversi

lungo la sponda del lago.

Il barcaiolo del canale

offrì la sua rete metallica

mentre la gente parla[va]

la pantera arrivò

a Potsdam con

un fagiano in bocca.


*


THE PANTER OF POTSDAM


The panther escaped

from the Berlin Zoo

the director sent out

an order,

«The animal

was not to be harmed».

It was seen moving along the lake edge.

The canal bargeman

offered his metal net

while people talked

the panter arrived

in Potsdam with

a pheasant in its mouth.

*


SOTTO GLI ARCHI DI GRANITO


Improvvisamente...

ricorda

le terrazze di ferro

e la seta al tatto

… l’aroma

del caprifoglio.


Le loro mani parlano

un altro… linguaggio.


Lei implora la loro misericordia

sotto gli archi di granito

dell’acquedotto.


Gli altri sono già

stati trascinati via dalla luce.

*


UNDER THE GRANITE ARCHES


Suddenly…

she remembers

the iron balconies

and the feel of silk

… the aroma

of honeysuckl

Their hands speak

another… language.


She implores their mercy

under the granite archies

of the aqueduct.

The others have already

been dragged from the light.


* L’immagine è di Massimo Dagnino (ML 0, tempera su carta 1988)

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