Rodolfo Häsler è nato nel 1958 a Santiago de Cuba. Nel ‘68, la famiglia - il padre è stato un sensibile e appartato maestro della pittura iperrealista - si trasferisce a Barcellona, in Spagna. Dopo la laurea in Lettere all’Università di Losanna, ha pubblicato, tra le altre, le raccolte in versi: Poesie di sabbia (ER, Barcelona 1982), Trattato di licantropia (Endymión, Madrid 1988), Elleife (El Bardo, Barcelona 1993, premio Aula de Poesia Barcelona, tradotto in italiano da Gaetano Longo per Campanotto nel 2012), Della bellezza del pensiero puro (El Bardo, Barcelona 1997, premio Oscar Cintas Foundation New York), Paesaggio, tempo blu (Aldus, Ciudad de México 2001), Testa d’ebano (Igitur, Barcelona 2007) e Diario della gazza (Huerga y Fierro, Madrid 2013). L’ultimo libro uscito è Lingua di lupo (Hiperión, Madrid 2019, Premio Claudio Rodríguez). Vaso comunicante tra la cultura contemporanea europea (di area tedesca e ispanica) e quella americana, colto conferenziere, ha curato e tradotto la poesia completa di Novalis in castigliano, i racconti di Kafka, una selezione dall’Anthologie secrète di Frankétienne e l’antologia della poetessa boliviana Blanca Wiethüchter. Le traduzioni della presente auto-antologia sono di Alberto Pellegatta.
Una sera,
seguendo la traccia di uno spettro,
sono entrato al museo, suolo a scacchi e pareti carminio
giocano con le ombre negli angoli,
mi ha detto, dove sei stato
tutto questo tempo?
Andavo da una sala all’altra, dai simbolisti
al fiore di cera di Redon
del quale non pretendo di dare spiegazioni,
lo stelo blu oltremare,
il fiore che cresce visibilmente
fino a invadere la stanza.
Questa situazione potrebbe non esistere,
essere parte del mondo che da molto tempo
mi ha acciuffato.
Al centro fa la posta l’ansia,
la visita al guscio del riccio
insieme alla stella di mare,
un rampicante avvolge
il ricordo che ostacola il sogno,
i petali si aprono sui segni del pennello,
la sala dove spio Redon
è una spina del riccio che affonda nella carne,
una vita crudele
persa nell’amarezza dello specchio
e, di conseguenza,
svegliarsi, svegliarsi.
*
Una tarde,
siguiendo el rastro de un espectro,
entré en el museo, suelo ajedrezado y paredes carmín
juegan con las sombras por las esquinas,
me dijo, ¿dónde estuviste
todo este tiempo?
Iba de una sala a otra, de los simbolistas
a la flor de cera de Redon
sobre la que no pretendo dar explicaciones,
el tallo azul ultramar,
la flor crece visiblemente
hasta invadir la estancia.
Esta situación podría no existir,
ser parte del mundo que hace mucho
me atrapó.
En el centro acecha la ansiedad,
la visita al caparazón del erizo
junto a una estrella de mar,
una enredadera envuelve
el recuerdo que impide el sueño,
pétalos se abren en las marcas del pincel,
la sala donde espío a Redon
es la espina del erizo que se hunde en la carne,
una vida bárbara
perdida en la amargura del espejo,
y por consecuencia,
despertar, despertar.
*
La comparsa del sangue
indica il danno,
sopravvivere dopo il crollo,
certo, per poterlo raccontare,
viene da lontano,
da un luogo verde e piovoso
dove il ferro è umido
e i fiori non hanno odore,
vive tranquillo in una svolta,
la sua intenzione è cancellare le frontiere,
non giurare, tornare al riparo,
si alimenta della minestra riscaldata,
del nulla preso poco sul serio,
insiste a camminare, sedotto dall’altro,
giocando a dadi
il tatto dimenticato,
lo sforzo che si allontana in un sospiro,
le parole giuste che crescono
nella lingua spagnola, nel tedesco paterno,
nell’eccellente francese che usa quando vuole,
in un istante scompare nell’aria
e un’isola segue altre isole più lontane,
Azorre, Flores, Terceira, Santa Maria,
Nell’incerta nebulosa, senz’anima, senz’anima,
non tornare mai, anche se è lì,
non tornare mai senza alterarsi, zolfo, statua di sale
se dovesse guardare indietro,
si sa,
anche se torna, chiarisce il suo accento,
il segno della nascita
della delicata diceria.
*
La aparición de la sangre
indica el daño,
seguir con vida después del hundimiento,
por supuesto, para poderlo contar,
viene de lejos,
un lugar verde y lluvioso
donde el hierro es húmedo
y las flores no tienen olor,
vive tranquilo en un recodo,
y su intención es borrar fronteras,
no jurar, volver al regazo,
se alimenta de la sopa boba,
de la nada ninguneada,
insiste en andar, seducido por el otro,
jugándose a los dados
el tacto olvidado,
esfuerzo que se aleja en un suspiro,
algunas palabras justas que crecen
en lengua española, paternal alemán,
excelente francés que usa cuando quiere,
en un instante desaparece en el aire
y una isla sigue a otras más lejanas,
Azores, Flores, Terceira, Santa María,
en la incierta nebulosa, sin alma, sin alma,
nunca volver, aunque esté allí,
nunca volver sin alterarse, azufre, estatua de sal
por si mira atrás,
ya se sabe,
aunque vuelva, deja su acento atrás,
su marca del nacimiento
de delicada habladuría.
*
Insiste a avvicinarsi alla bestia,
bisogna convincerla poco a poco,
non devi toccarla, brucia,
abrade il tuorlo delle dita,
non bastano le lacrime,
berrai il suo sangue, berrai il sangue
dei sogni congelati,
entra con un machete
nella polpa dell’ansia,
nella pancia, con diligenza,
pettinati il ciuffo,
tra i capelli radi e l’occhio
sentirai la dimensione dello spavento.
*
Insiste en acercarse a la bestia,
hay que seducirla poco a poco,
no debes tocarla, quema,
abrasa la yema de los dedos,
no bastan lágrimas,
beberás su sangre, beberás la sangre
de los sueños congelados,
entra con un machete
en la pulpa de la ansiedad,
en el vientre, con ahínco,
cepíllale la crisma,
entre el pelo ralo y el ojo
sentirás la dimensión del espanto.
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