Giovanni Gusmeroli è nato a Morbegno nel 1985. Si è avvicinato alla pittura nel 2009, appassionandosi fin da subito alla carta e alle sue molteplici potenzialità. Nel 2019 ha esordito con la personale Hydrophobia (Manifiesto Blanco, introduzione di Marcello Abbiati). Nel 2021 è stato inserito nell’Annuario di arte contemporanea Cina-Italia (A60 Contemporary Art). Nel 2022 ha partecipato alla collettiva Skyline2, per la 18° giornata del contemporaneo promossa da Amaci. Sempre del 2022 la personale Paesaggi ritrovati, presso Manifiesto Blanco, con scritti del poeta Alberto Pellegatta. Vive e lavora in Valtellina. I testi che proponiamo provengono da una raccolta ancora in costruzione.
AQUILA
Il dolore è a puntate. I diaframmi, espulsi dalle orecchie, sono persone sedute in aria. L’aquila, scava gallerie, per tornare a casa.
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CADE LA NOTTE
Immagina di cadere, stai passando da una stanza all’altra e cadi, cadi male, cadi perché ti frantumi.
Pesava 120 chili, 120 chili più di oggi. Quella notte non l’aveva passata nel suo letto (divano, un letto non l’aveva neppure da sposata).
La sera, per niente elastica, si stava preparando alla muta e Sarah non sospettava nulla, tutto nella norma. Divano, tv e cellulare usato come un’arma contro i figli.
Poco prima di addormentarsi, dalla finestra aperta nella stanza vicina, il presagio di temporali la faceva alzare.
Stai seduta, non andare, mi alzo io. Quante raccomandazioni ti avrei rivolto?
Penso nessuna, ma sono sicuro di aver sognato un altro finale e sono altrettanto sicuro di essermi scocciato, appresa la notizia (sono spaccato in due).
Attaccabile da chi non sa, ma osa, ti lascio a dormire sul pavimento
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POSTURA CORRETTA
La neve crolla dal lucernario
Alleno i muscoli del collo
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ROCCIA MISTO CARNE
Dentro rocce che scorrono, mi muovo, in equilibrio offerto, su propositi incerti a fianco di nuvole muscolose, verticali, verso abitudini dal colore decapitato
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SOFFRIRE A MEMORIA
Mi sveglio, è inverno. È inverno da cinque anni, cinque anni che lucido potature, come fossero consigli. Cinque anni che mi vedo, dentro un nido di pluriball, appeso sopra un “pronto”. Se ti chiamo scopro che è vero.
La botola è viva.
Devo smetterla di soffrire a memoria.