James Tate è nato nel 1943 a Kansas City, in Missouri. Ha esordito appena ventiquattrenne con il libro The Lost Pilot (1967), dedicato alla memoria del padre morto in un bombardamento aereo durante la Seconda Guerra Mondiale. Successivamente ha pubblicato numerosi libri di versi, tra cui The Oblivion Ha-Ha (1970), Hints to Pilgrims (1971), Absences (1972), Viper Jazz (1976), Constant Defender (1983) e Distance from Loved Ones (1990). Con l’antologia Selected Poems ha conseguito il premio Pulitzer per la poesia nel 1992. Ha insegnato alla University of California, alla Columbia University, all’Emerson College e alla University of Massachusetts. È morto nel 2015. Le traduzioni sono di Bernardo Pacini.
FUCK THE ASTRONAUTS (da Hints to Piglrims, Halty Ferguson, 1971)
I
Eventually we must combine nightmares
an angel smoking a cigarette on the steps
of the last national bank, said to me.
I put her out with my thumb. I don’t need that
cheap talk I’ve got my own problems.
It was sad, exciting, and horrible.
It was exciting, horrible, and sad.
It was horrible, sad, and exciting.
It was inviting, mad, and deplorable.
It was adorable, glad, and enticing.
Eventually we must smoke a thumb
cheap talk I’ve got my own angel
on the steps of the problems the bank
said to me I don’t need that.
I will take this one window
with its sooty maps and scratches
so that my dreams will remember
one another and so that my eyes will not
become blinded by the new world.
II
The flames don’t dance or slither.
They have painted the room green.
Beautiful and naked, the wives
are sleeping before the fire.
Now it is out. The men have
returned to the shacks,
slaved creatures from the forest
floor across their white
stationwagons. That just about
does it, says the other,
dumping her bucket
over her head. Well, I guess
we got everything, says one,
feeling around in the mud,
as if for a child.
Now they remember they want
that mud, who can’t remember
what they got up for.
They parcel it out: when
they are drunk enough
they go into town with
a bucket of mud, saying
we can slice it up into
windmills like a bloated cow.
Later, they paint the insides
of the shack black,
and sit sucking eggs all night,
they want something real, useful,
but there isn’t anything.
III
I will engineer the sunrise
they have disassembled our shadows
our echoes are erased from the walls
your nipples are the skeletons of olives
your nipples are an oriental delight
your nipples blow away like cigarette papers
your nipples are the mouths of mutes
so I am not here any longer
skein of lightning
memory’s dark ink in your last smile
where the stars have swallowed their train schedule
where the stars have drowned in their dark petticoats
like a sock of hamburger
receiving the lightning
into his clitoris
red on red the prisoner
confesses his waltz
through the corkscrew lightning
nevermind the lightning
in your teeth let’s waltz
I am the hashish pinball machine
that rapes a piano.
*
FANCULO GLI ASTRONAUTI
I
Prima o poi dovremo mescolare gli incubi
mi ha detto - fumando una sigaretta sui gradini
dell’ultima banca nazionale - un angelo.
La scaccio via con un dito. Non mi servono
chiacchiere a buon mercato. Ho già i miei problemi.
È stato triste, divertente e orribile.
È stato divertente, orribile e triste.
È stato orribile, triste e divertente.
È stato allettante, folle e schifoso.
È stato delizioso, piacevole e intrigante.
Prima o poi dovremo fumarci un dito
chiacchiere a buon mercato, ho già il mio angelo
sui gradini dei problemi, la banca
mi ha detto che non ne ho bisogno.
Userò questa finestra
graffiata e le sue mappe annerite
così i miei sogni si ricorderanno
l’uno dell’altro e i miei occhi non
verranno accecati dal mondo nuovo.
II
Le fiamme non danzano né strisciano.
Hanno tinteggiato la stanza di verde.
Le mogli, nude e seducenti
riposano davanti al fuoco.
Ora è spento. Gli uomini
tornano dal sottobosco
alle baracche, creature sconfitte
nelle loro bianche
stationwagon. Questo ci basta
non credi? dice lui
svuotandole un secchio
sulla testa. Beh, mi sembra
che abbiamo tutto, dice lei
giocherellando con il fango
come una bambina.
Poi ricordano che loro
vogliono quel fango, chi si dimentica
cosa hanno dovuto fare per ottenerlo.
Se lo spartiscono: quando
sono abbastanza ubriachi
vanno in città con il
secchio di fango, dicendo
possiamo tagliarlo come una vacca da macello
in pezzi a forma di mulino.
Più tardi, dipingeranno di nero
gli interni della baracca
tutta la notte staranno seduti succhiando uova
vogliono qualcosa di reale, utile
ma non c’è niente.
III
Progetterò l’alba
hanno strappato le nostre ombre
cancellato le nostre eco dai muri
i tuoi capezzoli scheletri d’oliva
i tuoi capezzoli delizia orientale
i tuoi capezzoli cartine di sigarette soffiate via
i tuoi capezzoli bocca dei muti
e io non sono più qua
matassa di fulmini
nella memoria inchiostro scuro del tuo ultimo sorriso
dove le stelle hanno ingoiato gli orari dei treni
dove le stelle sono affogate in scure sottovesti
come un calzino pieno di carne macinata
accogli il fulmine
nel clitoride
rosso su rosso il prigioniero
confessa il suo valzer
attraverso la spirale di un fulmine
non far caso al fulmine
che hai tra i denti, danziamo
sono un flipper di canapa
che violenta il pianoforte.
Bernardo Pacini è nato nel 1987 a Firenze, dove vive. Dopo aver vinto il premio De Palchi-Raiziss per la poesia inedita, ha pubblicato i libri Cos’è il rosso (Edizioni della Meridiana 2013, premi Sertoli Salis, Beppe Manfredi, Libero de Libero, Selezione Ceppo Luca Giachi), Perfavore rimanete nell’ombra (Origini 2015) e La drammatica evoluzione (Oèdipus 2016). A settembre 2020 uscirà il suo nuovo libro Fly Mode nella collana A27 di Amos. Sta traducendo le poesie di Russell Edson - alcune delle quali sono state pubblicate su «Le Parole e le Cose» e «L’Ulisse».
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