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Interviste / Lucia Filaci


Lucia Filaci, giovane ma già consolidata cantante e compositrice, ci racconta della sua esperienza musicale, del suo percorso artistico e soprattutto del suo primo lavoro discografico da leader: A tu per tu, pubblicato dalla Wow Records e già disponibile su tutte le piattaforme digitali. L’intervista è di Marco Mattaliano.

Cantante particolarmente poliedrica e raffinata, abile nel destreggiarsi in svariati generi musicali, soprattutto dalla lirica al jazz, nonché elegante compositrice, Lucia Filaci nasce a Roma, ma di origine napoletana. Inizia i suoi studi musicali all’età di otto anni nel Coro di Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, mentre diciottenne intraprende lo studio del canto lirico, laureandosi nel 2018 con il massimo dei voti presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali G. Briccialdi di Terni. L’interesse sin da piccola di vari generi musicali e la passione per la danza, la portano negli anni alla ricerca di uno stile personale capace di far coesistere insieme il linguaggio dell’opera lirica con il jazz. Si forma nel canto lirico con i maggiori docenti e cantanti del panorama italiano e internazionale, partecipando come allieva effettiva a delle prestigiose masterclass internazionali.


D. Come ti sei avvicinata alla al canto? Una domanda un po’ scontata, che può tuttavia introdurci in questo tuo duplice aspetto: lirico e Jazz.

R. Mio padre è un batterista mia madre una ballerina, quindi in casa si respirava già musica e teatro. Il canto è stata una cosa molto spontanea, ho voluto cantare sin da piccola. A dieci anni sono entrata nel coro di voci bianche dell’Accademia di Santa Cecilia. Sono rimasta nel coro e praticamente ho continuato fino a diciannove anni. Quell’esperienza è stata molto importante perché mi ha fatto capire che il canto era la mia grande passione. Da lì ho iniziato a studiare al Conservatorio. Ma la scintilla è stata un po’ la mia spontaneità.


D. Quindi questo per quanto riguarda il canto lirico. E il Jazz?

R. Essendo nel coro delle voci bianche facevamo tutte cose corali o produzioni di musica classica ed è per questo che io ho iniziato il mio percorso con il canto lirico, perché era un mondo che avevo già imparato a conoscere ed amare. Ad esempio, sono stata fortunata perché sono riuscita a fare una Tosca con la regia di Zeffirelli. Parallelamente però, sempre da ragazzi, avevamo diversi progetti musicali tra il Pop e il Rock e qualcosina di jazzistico perché comunque, grazie a mio padre, avevo sempre l’orecchio verso il Jazz. Inoltre stavo maturando una grandissima passione per Ella Fitzgerald. Sin dal primo ascolto mi aveva rapito il suo modo di cantare così dolce nelle ballads e irriverente ed energico nello scat. Al Conservatorio c’era un laboratorio di Big Band dove cercavano una cantante: i brani che richiedevano alle candidate erano tutti di Ella. Così mi proposi. Devo dire che quell'esperienza è stata fondamentale per me.


D. Avvicinandoci al tuo disco... Dal momento che canti con disinvoltura diversi generi musicali, qual è il tuo approccio al testo letterario?

R. Faccio molto caso al testo a livello interpretativo e al rapporto tra musica e testo perché esso deve essere in grado di esprimere emozioni e raccontare una storia. Dei brani inediti del mio disco ho scritto sia la musica che le parole: in ognuno di essi ho voluto mettere una parte di me. Ed è per questo che ho scelto l’italiano come lingua: per arrivare direttamente al pubblico, ma anche perché il primo passo è stato quasi scrivere delle poesie. È venuto prima il testo e poi la musica.


D. Quindi è la musica che si deve adattare al testo?

R. Le cose vanno in parallelo. Ad esempio, in Verdi il testo letterario (rime, metrica) va di pari passo con la musica, talvolta per sottolineare un’emozione oppure un evento o un colpo di scena. Anche nel Jazz accade questa cosa. Gli standards, che provengono dai Musical, erano simili ad un’aria d’opera. Il verse delle canzoni per certi versi era simile al recitativo operistico che serviva da introduzione a un’aria. A suo modo il verse degli standards nei musical poteva introdurre una ballad, ad esempio. Non sono due mondi così distanti e nel mio piccolo ho cercato di tenere fede a questo parallelismo che ho imparato nel tempo.


D. Per il tuo primo disco hai scelto un parterre di musicisti niente male.

R. Questa è una cosa che mi riempie d’orgoglio. È nato tutto in maniera spontanea e da stima reciproca. Aver potuto condividere non solo gli standard, ma anche i miei brani inediti con grandissimi musicisti è stata una vera e propria scuola. Primo fra tutti Gegè Munari (batteria), che è un monumento ed ha accompagnato grandissimi nomi: uno fra tutti, Mina. Poi Andrea Beneventano al pianoforte, Dario Rosciglione al contrabbasso che completano il quartetto. Con loro i miei brani hanno preso una forma e dei colori incredibili. Inoltre la presenza degli ospiti: Stefano Di Battista che – anche solo a dirlo mi emoziono – ha accettato di fare parte di questo progetto (sax alto in Che M’Importa del Mondo). Fabrizio Aiello (percussioni e arrangiamento in Estate sei Mia), Emanuele Urso (clarinetto in Friariello Swing), Vittorio Cuculo (sax alto in My Swing Mood, Noi Siamo il Jazz e Donna Lee), Juan Carlos Albelo (voce e violino in Estate Sei Mia), Monica Tenev (flauto in Estate Sei Mia) e Tommaso Romeo (voce in Friariello Swing). Tutti musicisti strepitosi.


D. Dove avete realizzato il disco?

R. Siamo stati alla WOW Records di Felice Tazzini e Francesco Pierotti a Civitavecchia. Le note di copertina, alle quali tengo particolarmente. sono di Nicky Nicolai, Susanna Stivali e Joy Garrison. Ho avuto la fortuna di incontrare queste cantanti eccezionali nel mio percorso artistico. Sono felicissima che abbiano voluto partecipare attivamente al disco lasciandomi delle parole meravigliose. I loro consigli, tutte le parole che mi hanno detto alla fine si ritrovano nel mio lavoro.


D. A parte il tuo, che disco ci consigli di ascoltare?

R. Musica e Poesia, un disco di musiche da camera realizzato dal soprano Rosa Feola, artista eccezionale che ha voluto fare questo lavoro basato prprio sul rapporto tra musica e testo poetico.


D. Un poeta da leggere?

R. Leopardi, sarà banale ma per me è un maestro insuperabile

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