
Riccardo Benzina è nato nel 1988 in provincia di Bari, dove vive e lavora. Le poesie che proponiamo, dolorose e frontali, ma anche pervase da un ingegnoso humour nero, per dirla con Breton, provengono da un libro ancora inedito, Scenario, di prossima pubblicazione per i tipi di Taut. Un libro che scava negli spazi più torbidi dell’esperienza, «fin dove si è potuto», fino nel «tuorlo delle cellule». Il realismo si distende tra boschi parlanti e «inadeguate dalie»: «solo aria e sole, buchi nel paesaggio». Un libro denso e tripartito, piacevolmente sbilanciato, «forse un crampo, un accavallamento... la sparizione, in superficie d’acqua, del riflesso».
*
Madre io vorrei
scrivere il pensiero di un cavallo
che corre, di un uccello che vola.
Ma non ci riesco, e il mio il dono
d’amore si fa ogni giorno più grande. Si fa
un inferno affamato una rappresaglia
l’ispirazione di una promessa dico. Quasi che
la bocca nascondesse per davvero ciò che parla
quasi che
la spina potesse per davvero continuare
a reggere gli eccessi della carne.
Ieri ho fatto un sogno in cui ero vivo
ancora, già,
e non di questa strana silice
che sono. Ho avuto assai paura
e grande ebbrezza.
Idillio e dissolvenza.
Ma lo spettacolo è finito, e deve continuare.
*
Dico testa una pagina fatta
di roccia e di carbone, che non tiene più. E va riparata: basterebbe
un bacio, un soffio a distogliere da noi tutto questo stare
posati verso il sole
che oltrepassa i bordi.
Ma nulla giunge così lontano.
E tutto è così assurdo –
tutto tace…
A volte è un rumore a svegliarci.
Altre, a farci addormentare.
*
Oggi così:
per la noia dei campi dentro un pandino
che arranca, e guardo avanti
finché non viene via il nero dagli occhi.
Un ponte fantasma attraverso la mattina
e Pietro alla mia destra, che parla –
però nessun concetto
solo enfasi. Le strade
contromano, e contro tutto.
Siamo stati chiusi in casa fino a ora
e vorremmo ancora tempo per dormire.
Ci aspetta un’altra tomba, nella quale
non si può cambiare il posto – nella quale
finalmente impareremo le farfalle
bene, piccole bugie che raccontiamo.
Madre. Saranno le nostre parole
salve dentro la scatola nera
dopo che il disastro
si è consumato nei cieli.
Se solo avessimo
avuto più corpo. Se solo
non dovessimo rivivere.
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