Poesia greca / Giorgos Seferis
- Redazione
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Continuiamo con la riscoperta di autori e libri trascurati, non ristampati o dimenticati. Giorgos Seferis (1900-1971) è stato, insieme a Konstantinos Kavafis, uno dei maggiori poeti greci contemporanei. Premio Nobel nel 1963, saggista e diplomatico, ha scritto più di dieci raccolte in versi. Proponiamo una selezioni di testi dal volume Poesie, pubblicato da Mondadori, negli anni Sessanta, nella collana Oscar dedicata ai premi Nobel.
RIMA
Labbra, scolte di quella mia passione moritura
mani, catene della mia gioventù menomante
colorito d’un viso perso nella natura
uccelli… cacce… piante…
Corpo, grappolo nero al sole che dardeggia
corpo, dove fai vela, ricca nave?
È l’ora che la sera nel sòffoco boccheggia
e frugare la tenebra m’è grave…
(Ogni giorno la vita più scarseggia).
*
EPITAFIO
I blocchi di carbone nella bruma
erano rose radicate nel tuo cuore,
la cenere velava il tuo viso
ogni mattina.
Sfrondando ombre di cipressi
te en sei andata l’altra estate.
*
POST SCRIPTUM
11 settembre 1941
Hanno occhi bianchi senza cigli
e gracili le braccia come canne.
Non con loro, Signore. Ho conosciuto
la voce dei bambini all’alba:
rotolava su verdi clivi, allegra
come le api e come
le farfalle, con tanti colori.
Non con loro, Signore. Quella voce
non esce più da quelle labbra, è là
ferma, incollata a denti gialli.
È tuo, Signore, il mare e così il vento
con una stella appesa al firmamento.
Non lo sanno, Signore, che noi siamo
quel che possiamo essere.
Curando le nostre ferite
con l’erbe che troviamo ai verdi clivi
- non altrove! Su questi clivi vicino a noi -
che respiriamo come possiamo respirare
con una preghierina ogni mattina
che guadagna la riva, veleggiando
nei vuoti di memoria.
Non con loro, Signore, altrimenti
sia fatta la tua volontà.
*
EURIPIDE, ATENIESE
Invecchiò tra l’incendio di Troia
e le cave di pietra di Sicilia.
Amò spelonche su la spiaggia, quadri di mare.
Videle vene umane
come una rete ove gli dei ci predano come fiere:
si sforzò di bucarla.
Ruvido, pochi furono i suoi amici.
Venne l’ora: sbranato fu dai cani.
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