Fabrizio Maria Spinelli (Napoli 1990) è dottorato in Lingue, Letterature e Culture Moderne presso l’Università di Bologna, con una tesi sulla teoria della lirica. Scrive regolarmente per «Rivista Studio» e altre testate. Le poesie che proponiamo provengono da un libro inedito. Nei testi migliori di questo autore, evidentemente legato alla poesia statunitense, l’astrazione riesce a non sottomettere la materia dell’attrito ma anzi le concede una tonalità raffreddata interessante.
RHIZOTONUMENA / III
[tutto poi mi sembrava all’epoca uno sforzo igienico indipendentemente dalla realtà dei miei sforzi reali (il movimento in tondo del convalescente verso la convalescenza, la coda del rettile seccata sul ghiaieto) una coazione un avvertimento dislivelli continui – il turbinìo degli psicofarmaci dei calmanti degli eccitanti degli artefatti eleganti nietzsche eliot mio fratello claudia lacan la cocaina l’ansia continua, il teatro di botho strauss – la gola serrata non potevo non riuscivo ippolito mi ripetevo nell’altra notte ippolito aiuto aiuto]
*
DUE DIALOGHI / 2
La tua voce appare molto diversa quando
mi parli in chat, al punto da chiedermi se non
appartenga ad un altro, all’uomo che guardo
allo specchio con più brufoli di me. Eppure
lo so che quest’enunciato esiste, reale e
invisibile come lo schermo che ci divide
da una coppia che pranza sulla
Freiheitstrasse (e Kafka forse non passeggiava
per la stessa strada mentre al contempo
pranzava nel ristorante, ugualmente
immobile fronte contro la vetrata?)
– l’audio
fuori sincro di un trailer che credevo
finito mi sbalza via dalle tue rimostranze,
la tua voce ora è in dialetto polacco (interessato ai
principi di produzione della verità, Kafka si
salutò togliendosi il cappello, continuando a
guardarsi inebetito, debole per il mal di testa),
sei un ologramma
che dispensa spazio nel peggior
albergo di Baden, calpesti la moquette in corridoio
(uno scrolling definitivo dei nostri momenti insieme?)
poi ti chini e raccogli in terra un battito d’ala come fosse
il pezzo di voce che manca, l’emoticon di uno sterno
che si infrange sotto la pressione del tuo piede.
*
come la frase di un programma
interiore per il riposizionamento
all’interno della società
che gestisce l’informazione
roma merda abbiamo ripetuto
più volte fino a costituire
una comunità. tale è l’elemento
politico inconsapevole del
fallimento semiotico registrato
nell’arte indicale, essendo
inconscio non poteva essere
compreso nel momento in cui
avveniva. la ripetizione di una risacca
invade il cielo stellato in una
lingua straniera con la coerenza
di un argomento impossibile
*
quando fai i colloqui in IBS, una delle cose che mi han chiesto
toccheremo, tra due minuti, anche il tema drammatico della guerra
nell’angolo propriocettivo è fondamentale a questo punto
è bravo a muoversi su tutto l’arco parlamentare
anteriore alle società tribali
le immagini si consultano le une con le altre, a pochi passi dalla fine della storia
la regione che sei andata a studiare, con i soldi di tuo padre
perché sussiste un solidissimo ancoraggio
un rumore che era l’eco di una disputa civile mai completamente risolta
l’errore è una miniera di sensazioni corrette
*
Nella casa nuova c’è sempre una prima e dopo
l’estate – un alveare incendiato si trasforma
in un salotto con le pareti pittate di fresco.
L’altro ieri abbiamo percorso il monte
ucciso un cervo e seppellito le sue interiora
nel letto in cui era ragazza, fatto ancora un
passo oltre la staccionata, verso la linea
dei faggi. Molte morti avvengono
in un respiro di pace. Se gli interni cedono
è per farsi più spazio. Se non c’è amore
nel mondo, faremo un mondo nuovo.
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