Antonio Francesco Perozzi è nato nel 1994 a Vicovaro, in provincia di Roma, dove risiede. Ha pubblicato la raccolta in versi Essere e significare (Oèdipus 2019). Suoi testi sono apparsi su riviste come «Nazione Indiana», «utsanga», «Versante ripido», «Poesia ultracontemporanea» e «Bottega di poesia di Repubblica». Scrive di letteratura e cinema per «Grado Zero», «Culturificio» e «lay0ut magazine».
Le poesie che abbiamo selezionato provengono dalla raccolta inedita Lo spettro visibile. Pensati come un’esplorazione del visibile attraverso le scienze naturali, i testi migliori di Perozzi permettono di indagare anche le zone d’ombra. La poesia può così spingersi oltre la scienza e indagare il buio misterioso che compone il reale - senza pretese epistemologiche ma con pari efficacia.
CADUTA
Quindi è cieca – e questa
cecità per ora la chiamiamo
attesa. C’è una base; la certezza
no: è un’altra cosa. Prima ancora
di fare la corda serve sporcarsi
le mani. Ora la prova si incentra
sulla differenza tra ricordo e chilometro,
che al buio sono uguali; sul senso
della caduta. Sono tentativi.
*
LO SPETTRO VISIBILE
È apparso il giorno come una cosa
frontale, e prima del previsto. Lecci da poco
si scartano dalla collina che è l’occhio
di noi, le case salite, la strada che.
Mai si sarebbe pensata tutta l’aria
– scarsissima – evaporata tra gli organi
che guardano fuori e appunto il fuori
ora così reattivo alla pelle, grosso, dentro cui.
Difficilissimo spiegare come (droga
degli angeli) si è fatta la pietra (reale), la valle
(reale), la scommessa ormai presa per viaggio.
Così chilometri nell’orizzonte uno scarabeo
si verifica: è lui, primavera di carne che
entra per sempre. È lui, è spostato
qualche secondo in avanti rispetto
al proprio spettro.
*
LARVE
Il destino dell’immaginazione ha corpi
viscidi e bianchi, aggrovigliati
in un disco di terra. A infilarcela,
una mano ne avverte le scanalature
ai fianchi, i rigonfiamenti e un agitarsi
cieco tra i polpastrelli, liquido opaco
rilasciato dallo striscio. Che sia la figura
un ottenimento, un risultato chi può dirlo.
Per ora bocche minutissime tolgono il margine
ai loro figli, e già si sente da lontano
l’odore umido di un’altra natura.
Saranno spoglie, sarà uno schiudimento
del cristallo.
*
OVUNQUE
Purché siano molte, o fittissime.
Tra i vari generi di rampicanti troviamo
le edere o il glicine. Però la storia
vegetale gronda ovunque e bisogna
scavare a fondo prima che il granito
la estenui o annulli o sollevi.
È l’abitudine delle costole
a impedire una piena comprensione
dei funghi. Progetto: eliminazione
dell’orientamento; attesa; una lenta
regressione al minore; spargimento.
Purché sia una volta, e per sempre.
*
ESPANSIONE
È verso mezzogiorno, di solito, che l’universo si dilata,
quando approfittando che è maggio qualcuno di noi
ha riscoperto le sedie in paglia, e il giardino.
Sempre lo stesso (non sono io) riversa
caffè bollente in tazze blu-invisibile che
trattengono il fumo sul bordo (sono sabbie
per lunghi processi raffinate fino a essere
oggetti che si usano e il fumo qualcosa
di antichissimo che esala): grazie.
Siamo nove come sempre ma il sole ci spacca
in quarzi dal taglio fino e se lui
serve il giro al contrario c’è una rifrazione
del vetro facilissima poesia dei mondi
remoti. Siete a un metro, così il metro
da larghissimi millenni si stira, produce
galassie a partire dalle vostre barbe, dai toraci
che si spappolano, svenano le loro gabbie
in corpuscoli e quasar da capire solo attraverso
il riflusso di una forza debole. Vecchia anni e anni-luce.
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