Laura Sergio è nata a Lecce nel 1983 e vive a Roma. Ha studiato musica al Conservatorio e si è laureata in Lettere. Ha seguito un Master in Fotografia. Il suo libro d’esordio, Il filo della scure (Manni), è uscito nel 2014. È stata tra i finalisti del Premio Cetona. La sua poesia, a tratti gotica e notturna, non si rifà a nessuna posa prêt-à-porter, risulta quindi originale, perfino nella cadenza. Le quattro poesie che proponiamo dimostrano anche la varietà stilistica dell’autrice.
Ospedale, reparto Protox.
Lo Sciacallo smania
impaziente per il suo veleno.
La trama lisa del tessuto che rodono
le unghie cercano la carne,
preludono allo scorticamento
l’incisione da rinnovare
un corpo tutto da solcare,
squarciato da scavare
per sentirlo più vivo,
più vicino al baratro.
*
Hanno disabitato Rue des Dames
le puttane di Céline,
le ore stremate al termine della notte,
e i tre intirizziti Place Clichy.
Ma sempre la vita continua attraverso le ombre.
*
Cava come il giallo del croco
questa carne che si trapassa
quasi volesse rivoltarla
e farsi come la salamandra
indemagliabile
una pelle indenne al fuoco.
*
Lo Sciacallo pesta la mascella
e la sfrange sull’asfalto
si sfalcia i polsi, si scoperchia il cervello
– la vita è chiara nel cranio di vetro –
si defalca le vene come squarta le ore.
Lo Sciacallo mi sorride e si abbrutisce.
Lo Sciacallo è un cadavere
che ancora non marcisce.
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