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Le trascurate / Giancarlo Majorino

Immagine del redattore: RedazioneRedazione

In omaggio al poeta milanese Giancarlo Majorino (1928 - 2021) e ad una sua raccolta poco nota, Le trascurate, uscita nel 2009 per la collana di Stampa2009 diretta da Maurizio Cucchi, vogliamo proporre ai nostri lettori una serie di testi poco frequentati, fuori commercio o, semplicemente, mai tradotti. Partiremo da Majorino stesso che, a chi gli chiedesse cosa fosse la poesia, invitava ad aprire un buon libro per capirlo da soli.






andavamo tutti come fosse un’emigrazione

chi per acqua chi per terra, allarmati

notammo che un leone ci oltrepassava

ma era come quando nella tundra incendiata

fuggivamo insieme felini e prede uccelli e serpi

cos’era cosa poteva esser stato nulla ricordo

non fatti precisi non odor di bruciato migravamo

in ratti gusci motorizzati e caschi a piedi scalzi

da chi sa che mossi transitavamo nel piano sembrante discesa

così potevamo saremmo riusciti a scampare a arrivare ansando entro

quando? in tempo e non contavano orario e luogo transitare

occorreva, altro corpo! snello basso e tozzo su quattro sciolte zampe

quasi una lotta di molte zampe gambe

una testa bianca tra colli di giraffe

sandali orme zoccoli nella sabbia

nel suo trotto a zig zag cinghiale irsuto

con famiglia a fianco bimbo su bici

gara di motocicli chiatte e scafi accanto

una universale processione forte respirante

sbandata ma diretta senza macchine da presa

o per quegli apparecchi occhialuti ritrasmessa

eravamo dentro pure per noi scorreva noi fissi davanti

cosa preoccupava il rinoceronte con intorno il vuoto?

la mandria pelosa che panicata quasi s’ingoiava?

la coppia remante arti e respiro sotto forte ipnosi?

il caduto rischiava tutto ma

capitava e dopo un grido d’aiuto

quasi tranquillizzato si chetava

trafitto schiacciato


trafitto schiacciato, per le mosche

i fastidiosi insetti non v’era tempo

di notarli, né i canterini uccelli

dardeggianti vi saranno stati

non era il momento di ricercarli non era il momento

andava come l’acqua un’acqua umana

e animale a non si sa che pozzo tentando

abbandonando non si sa che male

 

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