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Poesia argentina / Diego Bentivegna

Immagine del redattore: RedazioneRedazione

Diego Bentivegna (Munro, Buenos Aires 1973). Ha studiato Lettere all’Università di Buenos Aires, e poi a Venezia e alla Normale di Pisa. È professore e ha pubblicato le raccolte Le reliquie (2013), La pura luce (2015), Geometria o angoscia(2016) e diversi saggi. Ha tradotto in spagnolo, tra le altre, opere di Pier Paolo Pasolini, Antonio Gramsci, Ugo Foscolo, Franco Moretti e Attilio Bertolucci. Le poesie che proponiamo provengono dall’ultima raccolta, Il pozzo e la piramide (Ed. Audisea 2022), e sono tradotte da Alberto Pellegatta.


All’inizio l’occhio della macchina

cerca di catturare l’oscillazione dei rami.

L’obbiettivo

vuole registrare il bosco di caldeni,

le foglie di carubba che si muovono

quasi impercettibili.


C’è poco vento.


Sono le dieci di mattina

e ci sono già trenta gradi.

Come se la campagna

potesse bruciare solo a guardarla.


*


Al principio el ojo de la cámara

intenta capturar el balanceo de las ramas.

El objetivo

quiere grabar el bosque de caldenes,

las hojas del algarrobo que se mueven

casi imperceptibles.


Hay poco viento.


Son las diez de la mañana

y ya hace más de treinta grados.

Como si el campo

con tan solo mirarlo pudiera ser quemado.


*


La pianura, il sole, il groviglio.


A Santa Rosa, nella stazione degli autobus,

vive una muta.

Cani magri, cani feriti, cani diversi.

Ci fermiamo in un hotel per cacciatori

con il parquet consumato, legno

sulle pareti del corridoio.


Dalla camera sentiamo

l’ululato dei cani.

Litigano tra i resti della notte

per un pezzo di carne.


*


La llanura, el sol, la maraña.


En Santa Rosa, en la estación de micros,

habita una jauría.

Perros flacos, perros heridos, perros desiguales.

Paramos en un hotel de cazadores

con el parquet desgastado, con machimbre

sobre las paredes del pasillo.


Desde la habitación escuchamos

el aullido de los perros.

Pelean entre los restos de la noche

por un cacho de carne.


*


INVASIVA


In Patagonia, invece, la ginestra

non è una specie autoctona:

causa, sembrerebbe, un grande squilibrio

tra le specie.

Dal punto di vista ecologico, altera

- con la sua persistenza e con la sua capacità

spaventosa di proliferare quando

la si crede estirpata -

la terra e il paesaggio.


*


INVASIVA


En Patagonia, en cambio, la retama

no es una especie autóctona:

genera, al parecer, un gran desequilibrio

entre las especies.

Desde el punto de vista ecológico, altera

-con su persistencia y con su capacidad

abrumadora para proliferar una vez

que se la ha creído extirpada-

la tierra y el paisaje.


 

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