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Poesia colombiana / Piedad Bonnett


Piedad Bonnett è nata nel 1951 a Amalfi, in Colombia, e ha all’attivo diversi e importanti libri di poesia, narrativa e saggistica. Laureata in Filosofia alla Universidad de los Andes dove, dal 1981, insegna Letteratura. Tra i suoi ultimi titoli: Sempre fu inverno, Il prestigio della bellezza, Ciò che non ha nome, Dove nessuno mi aspetta e Che facciamo con questi pezzi. Le poesie che proponiamo, nella traduzione di Alberto Pellegatta, provengono dalla raccolta Gli abitati, che da voce a chi ha conosciuto la paura e la dissociazione, a chi è imprigionato nella follia.



MAGNOLIA


Ieri ci hanno portati a seminare alberi.

Ognuno ha seminato il suo.

A me è toccato l’albero più vecchio della terra,

del tempo dei grandi marsupiali.

Con la pala ho scavato un buco

per albergare le sue radici.

Era un buco magnifico, di terra umida e nera.

Ci ho messo le mani dentro, ho sentito la carezza,

l’avidità del silenzio, il suo cuore di pioggia.

E mi sono fermata lì a guardare a lungo

il duello della vita con la morte.


*


MAGNOLIO


Ayer nos llevaron a sembrar árboles. Cada uno sembró el suyo. A mí me tocó el árbol más viejo de la tierra, del tiempo de los grandes marsupiales. Con la pala abrí un hoyo para que diera albergue a sus raíces. Era un hoyo magnífico, de tierra húmeda y negra. Puse mi mano adentro, sentí aquella caricia, su avidez de silencio, su corazón de lluvia. Y allí me quedé viendo largo rato el duelo del vida con la muerte.


*


FUSO NEL NERO


Quando avevo tre anni ho visto mia madre illuminata

ma ho creduto che stesse bruciando e ho pianto.

A sette anni ho dipinto un toro dalle grandi corna e mi sono vista nei suoi occhi

sentendo la sua ferita.

A quindici, con la faccia piena di brufoli, ho sentito cantare la solitudine in varie lingue,

e le ho capite tutte. La mia notte si è riempita d’incubi.

A diciotto

ho sentito dire che ero malata nella testa.

Ho afferrato con forza il legno marcio dell’infanzia

mentre una radice mi cresceva tra le sopracciglia.

Ne avevo quasi trenta

il giorno in cui le mie sorelle, spaventate,

hanno agitato le loro ali di colomba

e mi hanno lavato il viso con le loro lacrime.

Ho voluto dire i loro nomi. Ho voluto gridare vi amo.

Ma qualcuno spegneva le stelle.


*


FUNDIDO A NEGRO


Cuando tenía tres años vi a mi madre iluminada

pero yo creí que ardía y lloré.

A los siete pinté un toro de grandes astas y me miré en sus ojos

sintiendo ya su herida.

A los quince, con la cara llena de granos, oí cantar la soledad en varias lenguas,

y las entendí todas. Mi noche se llenó de pesadillas.

A los dieciocho

oí decir que estaba mal de la cabeza.

Yo me aferré con fuerza al leño podrido de la infancia

mientras una raíz crecía entre mis cejas.

Tenía casi treinta

el día en que mis hermanas, asustadas,

agitaron sus alas de paloma

y lavaron mi rostro con sus lágrimas.

Quise decir sus nombres. Y gritar: padre, madre.

Pero alguien ya apagaba las estrellas.


*


MATTA


A quella donna cresce un nido nella testa.

Tutti i giorni nascono gli uccelli.

Alcuni hanno tre occhi, altri vivono d’acqua.

È tutto ciò che ha. E i suoi rimpianti.

Con questi ultimi dà da mangiare loro,

e per questo gli animali sono tristi.

Il suo petto è una gabbia. (Che ironia)

E il suo ventre l’otre da cui beve il vento.

Il vento che è stato un nido.

Il cuore che ha avuto tante ali.

E la testa matta in cui crescono i parassiti

e nella quale un triste cielo deposita le sue nubi.


*


LOCA


A esa mujer un nido le crece en la cabeza. Todos los días allí le nacen pájaros. Unos tienen tres ojos, otros viven del agua. Es todo lo que tiene. Y sus pesares. Con estos últimos los alimenta, y por esos los bichos son tristones. Su pecho es una jaula. (Qué ironía) Y el vientre un odre donde bebe el viento. El vientre que fue un nido. El corazón que tantas alas tuvo. Y la cabeza loca donde crecen parásitas y donde un cielo triste deposita sus nubes.


*

PUNTO VIVO


La chiave è sostenersi in quel punto vivo

- gradino di vetro, luce del vuoto -.


Sostenersi


come corvi che volano in cerchio

mentre i loro becchi duri avvertono la preda.


E nutrirsi delle ombre del passato

covando ogni giorno il futuro,

vedendo come spaccano i piccioni il guscio


come saltano

nudi,

tremanti,


e cadono uno a uno nella fognatura del tempo.


*


PUNTO VIVO


La clave es sostenerse en este punto vivo

- escalón de cristal, luz del vacío-.


Sostenerse


como cuervos que vuelan en redondo mientra sus duros picos presienten ya la presa.


Y comer de la sobras del pasado empollando el futuro cada día, viendo como revientan los pichones su cáscara


cómo saltan desnudos, temblorosos,


y caen uno a uno al albañal del tiempo.


*


NOTIZIE DI CASA


È una bambina, questo non lo potevi sapere.

Tutti circondiamo la sua culla,

spaventati – come si spaventano sempre i vivi

davanti alla quotidianità del miracolo -

dicendo le solite stupidaggini,

repentinamente trasformati in padri, zii, nonni.

Scherzavamo e ridevamo e però,

dentro ciascuno di noi

si era installato lo stesso silenzio:

eri tu che cadevi come una pioggia triste

sulle nostre teste chine.


*


NOTICIAS DE CASA


Es una niña, eso nunca pudiste saberlo.

Todos rodeamos su cuna,

asombrados – como siempre nos asombramos los vivos

ante lo cotidiano del milagro -

diciendo las tonterias de siempre,

repentinamente convertidos en padres, tíos, abuelos.

Bromeábamos y reíamos y sin embargo,

dentro de cada uno de nosotros

se había instalado ya un mismo silencio:

eras tú que caías como una lluvia triste

sobre nuestras cabezas inclinadas.

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