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Poesia spagnola / Federico Garcia Lorca


Dopo aver pubblicato gli scritti critici inediti di Federico Garcia Lorca (La volontà amorosa, Taut 2020), proponiamo alcuni estratti dalle interviste e dichiarazioni concesse dal poeta durante i suoi viaggi americani. Questa prima puntata sarà squisitamente stilistica, con l’Autocritica a Mariana Pineda, pubblicata sul quotidiano «Abc» nel 1927, e la breve dichiarazione di poetica contenuta nella mitica antologia di Gerardo Diego, Poesia spagnola. Antologia 1915-1931 (Madrid 1932). La prossima uscita sarà dedicata alle descrizioni anni Trenta di New York, che anticipano la celebre raccolta Poeta a New York. Le traduzioni anche questa volta sono di Alberto Pellegatta.


DA AUTOCRITICA DI MARIANA PINEDA


… Non ho focalizzato il dramma in modo epico. Ho percepito la Mariana lirica, semplice e popolare. Non ho raccolto, pertanto, la versione storica precisa, ma quella leggendaria, deliziosamente deformata dai narratori da piazzetta.

Non pretendo che la mia opera sia d’avanguardia. Io la definirei meglio da “dissipatori”; ma credo che ci sia in lei una vibrazione che non è neanche la solita. Si tratta di un dramma ingenuo, come l’anima di Mariana de Pineda, in un ambiente da quadro, che ho voluto così, convogliando in lei tutti i bei topici del romanticismo. Inutile dire che non è neppure un dramma romantico, perché oggi non si può fare un vero “pastiche”, ossia un dramma del passato. Intravedevo solo due maniere per realizzare il mio proposito: una, trattando il tema con truculenza e grosse macchie da cartellone stradale (ma questo lo fa insuperabilmente don Ramon), e un’altra, quella che ho seguito, che risponde a una visione notturna, lunare e infantile…


*


POETICA (A VIVA VOCE A G. D.)

Ma cosa posso dire io della Poesia? Cosa posso dirti di quelle nubi, di quel cielo? Guarda, guarda, guardale, guardalo e nient’altro. Capirai che un poeta non può dire nulla della Poesia. Lascia che lo dicano i critici e i professori. Né tu né io né alcun poeta sappiamo ciò che è la Poesia.

È qui: guarda. Ho il fuoco sulle mani. Lo capisco e lavoro benissimo con lui, ma non posso parlare di lui senza fare letteratura. Capisco tutte le poetiche; potrei parlarne se non cambiassi di opinione ogni cinque minuti. Non so. Forse un giorno mi piacerà moltissimo la cattiva poesia, come oggi mi piace alla follia (come ci piace) la cattiva musica. Brucerò il Partenone di notte, per iniziare a edificarlo di mattina e non terminarlo mai.

Nelle mie conferenze, ho parlato a volte della Poesia, ma l’unica cosa di cui non posso parlare è della mia poesia. E non perché sia un incosciente con ciò che faccio. Al contrario, se è vero che sono un poeta per grazie di Dio - o del demonio -, è vero anche che lo sono grazie alla tecnica e al lavoro e al non rendermi assolutamente conto di che cosa sia una poesia.


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