Julio César Galán è nato a Caceres, nell’Estremadura spagnola. È stato lettore dell’Università di Algeri e professore associato all’Università delle Isole Baleari. Attualmente insegna all’Università di Estremadura. È autore delle raccolte poetiche Il tramonto dell’aurora (2004), Tre volte luce (2007), Margini (Premio Villa de Cox, 2012), Inclinazione al contrario (2014), Il primo giorno (2016), Testimoni dell’utopia (2017) e Un addio aperto (2023). Inoltre ha pubblicato con eteronimi i libri in versi: Fetta di sole (2009) e La pianura (Premio Garcia de la Huerta, 2016) e Periniziare tutto di nuovo (2017) di Luis Yarza; Danza di ciliege o polline in germinazione? (2010) e Una strana orchidea o un supervento stellare? (2019) di Pablo Gaudet; e Introduzione alla pazzia delle farfalle (2015) e Maledetta epica selvaggia (2023) di Jimena Alba. I testi che proponiamo provengono dalla raccolta antologica Dove è qui, uscita nel 2019 per l’editore Ril. Le traduzioni sono di Alberto Pellegatta.
IL RICEVIMENTO DELLE ALI
Vicinanze del tuo corpo:
i fiori hanno mollato
i petali.
Le ragnatele sull’erba
mi dicono che il giorno
sarà palpabile.
Sei l’ultima notizia
che arriva dal mondo
in questa anticamera
del tuo ritorno.
Mentre rientri, i rondoni
si avvicinano alla terra: pioverà.
*
LA RECEPCION DE UNAS ALAS
Vísperas de tu cuerpo:
las flores han soltado
los pétalos.
Las telarañas en la hierba
me señalan que el día
será palpable.
Eres la última noticia
que me llega del mundo
en esta sala receptora
de tu retorno.
Mientras regresas, los vencejos
se acercan a la tierra: lloverá.
*
RITORNO PER FESTEGGIARMI
Ho sommato questi salici
e il risultato è infinito.
Si è aperto tra somma e somma
un sì di braccia e una lontananza
di gente e una chiarezza di desideri.
Tutto ciò che è scritto lo portiamo dentro.
Crescono le mani come girasoli
assenti da ore; fisse come il volo
di quel gheppio sulla sua preda.
Nei giardini giocano i ragazzi,
rimpiccioliscono illusori nella luce,
si aprono in circoli fino al mio petto.
Continuo la mia somma: voglio,
semplice
e allegro, durare nell’allegria.
*
REGRESO PARA CELEBRARME
He sumado estos sauces
y el resultado es infinito.
Se ha abierto entre suma y suma
un sí de brazos y una lejanía
de gentes y una claridad de deseos.
Todo lo escrito lo llevamos dentro.
Crecen las manos como girasoles
ausentes de horas; fijas como el vuelo
de aquel cernícalo sobre su presa.
En los jardines juegan los muchachos,
se achican ilusorios en su luz,
se abren en círculos hasta mi pecho.
Yo prosigo mi suma: quiero,
sencillo
y alegre, perdurar en la alegría.
*
SOPRA IL LIVELLO DEL MARE
Anelo tutta la luce perché un giorno ho fissato il mondo
con il mio dito indice,
e amo
lo scorrere dei fiumi perché da alcuni pesci
ho imparato la profondità.
Sono stati i miei gli occhi che hanno visto per la prima volta
che nella caduta degli astri si nascondevano
un bambino e una ruota.
Mi sono sempre reso invisibile quando gli uomini
mettevano le loro mani
sulla mia finta presenza,
e quando ho avuto un braccio che sembrava un’ala,
i fiori che sbocciavano sui tetti mi hanno concesso
i regali di un ventre,
questa è l’unica verità che ho conosciuto.
A duemila piedi sopra il livello del mare
la marcia dei passi smette di orbitare,
il freddo aumenta tutta la lucidità,
e la respirazione è lenta
come la vita sulle montagne
e negli eremi, il cuore rinuncia
a qualsiasi rinuncia,
e l’unica dottrina è la fecondità.
Il nostro proposito è crescere quando crediamo
e amare quanto non lacrima,
alimentarci di noi stessi e non colpirci
in solitudine
e che ogni volta che il mondo è primavera
ci spogliamo di quanto siamo stati
e saremo, formando
la colonna che unisce nubi, spazi e semi.
Il trucco non è difficile né complesso, servono solo
un po’ di serenità, concentrazione e semplicità.
A seimila piedi sopra il livello del mare - e salendo -
gli occhi perdono la loro nostalgia e per non accecarci
devo dimostrare
la mia destrezza nelle diverse arti della distanza
e perché non si dilatino le vene l’ossigeno
deve essere meno abbondante possibile.
Si alleggeriscono,
si alleggeriscono le mani, i piedi, il petto, i pesi si riducono:
le persone che una volta mi hanno nominato fanno lo stesso
rumore delle formiche.
Seguo la scia delle comete,
delle galassie che comunicano quando un uovo si rompe,
di questa grazia così tua da rendere armoniche
le mie estremità.
Mi sono dato solo la scelta di trasformarmi in un oggi,
in un oggi che rinasce, conferma e disprezza.
Poco importa la morte adesso. Poco importano le parole adesso.
Poco importa che il mare abbia espulso chi
muoveva la propria ripetizione.
I resti della festa mi rimangono ancora in bocca, ancora
mi offrono molto gioco, ancora brillano come miele segreto.
A diecimila piedi sopra il livello del mare
rimangono solo le labbra,
la nascita delle risate tra le lenzuola
e le luci che come gocce di rugiada scivolano
su questo marmo.
*
SOBRE EL NIVEL DEL MAR
Ansío toda luz porque un díafijé el mundo
con mi dedo índice,
y amo
el correr de los ríos porque de algunos peces
aprendí hondura.
Fueron mis ojos quienes miraron por primera vez
que en la caída de los astros se escondían
un niño y una rueda.
Siempre me hice invisible cuando los hombres
pusieron sus manos
sobre mi fingida presencia,
y cuando tuve un brazo que parecía un ala,
las flores que brotaban en los tejados me otorgaron
las dádivas de un vientre,
esta es la única verdad que he conocido.
A dos mil pies sobre el nivel del mar
la marcha de los pasos deja de orbitar,
el frío aumenta toda lucidez,
y la respiración es lenta
como la vida en las montañas
y en las ermitas, el corazón renuncia
a cualquier renuncia,
y la única doctrina es la fecundidad.
Nuestro propósito es crecer cuando creamos
y amar a cuanto no desgarre,
alimentarnos de nosotros mismos y no golpearnos
en soledad
y que cada vez que el mundo sea la primavera
nos despojemos de cuanto fuimos
y seremos, formando
la columna que une nubes, espacios y semillas.
El truco no es difícil ni complejo, solo se necesitan
algunas dosis de serenidad, concentración y sencillez.
A seis mil pies sobre el nivel del mar-y subiendo-
los ojos van perdiendo su nostalgia y para no cegarnos
tengo que demostrar
mi destreza en las diferentes artes de la distancia
y para que no se dilaten las venas el oxígeno
tiene que ser lo más escaso posible.
Se aligeran,
se aligeran las manos, los pies, el pecho, los lastres se reducen:
las personas que un día me nombraron hacen el mismo
ruido que las hormigas.
Sigo el rastro de los cometas,
de las galaxias que comienzan cuando un huevo se rompe,
de esa gracia tan tuya de armonizar
mis extremos.
Solo me he dado opción a mudarme en un hoy,
en un hoy que renace, confirma y desprecia.
Poco importa la muerte ahora. Poco importan las palabras ahora.
Poco importa que el mar haya expulsado a quien
movía su repetición.
Los restos de la fiesta quedan aún en mi boca, aún
me ofrecen mucho juego, aún brillan como miel secreta.
A diez mil pies sobre el nivel del mar
solo quedan los labios,
el nacimiento de unas risas entre las sábanas
y las luces que como gotas de rocío resbalan
sobre este mármol.
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